Vocaboli e modi di dire del dialetto di Nonantola. Origine e significati

Autore: Nino Duilio Zoboli

Premessa di Roberto Serra

Centodieci disegni originali di Bruno Saracchi

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Prima (Quadro a olio di Liviana Morselli -1971-con la piazza centrale di Nonantola) e Quarta di copertina (Rezdore davanti all’Abbazia -disegno su carta di Bruno Saracchi)

Fino agli anni Cinquanta-Sessanta del secolo scorso «l’Italia era un paese dove le differenze locali non erano ancora state livellate, dove ogni città ed ogni località aveva non soltanto la sua storia, ma anche, sia nella lingua come nell’arte, il suo dialetto distinto, i suoi costumi e le sue caratteristiche particolari» (J. von Schhlosser, L’arte del Medioevo).

Con questa monografia Nino Zoboli ha voluto realizzare, per la prima volta, uno studio sul dialetto di Nonantola. Un assaggio di questo suo radicato interesse ce lo aveva già fornito con cinque articoli pubblicati dal 2015 al 2019 sulla nostra rivista Memorie.

Ma nel suo scritto non leggiamo nessun rimpianto per un mondo ormai scomparso, soprattutto quello contadino, in cui le case consistevano per la maggior parte di una sola stanza, spesso senza acqua corrente, un mondo dove si conosceva il significato letterale della parola fame. Provare nostalgia per quel tempo significherebbe irridere alla povertà, negando il benessere relativo che abbiamo oggi. In realtà non si tratta tanto di nostalgia ma piuttosto di malinconia, un sentimento che addolcisce gli spigoli del passato e può permetterci di pórci nei suoi confronti con ironia, rievocandolo con partecipazione.

Il dialetto di Nonantola sta per scomparire, ma non è ancora morto; per esempio le persone della mia generazione lo parlano ancora e scriverne serve anche ad allungargli la vita. Fissare sulla carta questi vocaboli e questi modi di dire permette anche alle nuove generazioni di comprendere come ci si esprimeva nel nostro dialetto. Ritengo che sia l’unico modo per evitare di perdere questo importante patrimonio culturale, di tradizioni e di un mondo che oramai è scomparso.

Ci sono numerose testimonianze sull’interesse rivolto al dialetto da parte di diversi cantautori. Basta citare per tutti Dario Fo, Enzo Jannacci, Fabrizio De André, Giorgio Gaber, i Gufi e tanti altri.

Anche diversi autori nelle loro opere letterarie hanno adoperato il dialetto e per ricordarne solo alcuni citiamo Carlo Goldoni, Giuseppe Gioacchino Belli, Edoardo De Filippo, Trilussa, Andrea Camilleri, Carlo Emilio Gadda, Pier Paolo Pasolini, Francesco Guccini. Su questo argomento Guccini, tra i suoi libri, ha pubblicato nel 1998 il Dizionario del dialetto di Pàvana. Una comunità fra Pistoiese e Bolognese.

Anche il dialetto nonantolano è stato impiegato per poesie e brevi racconti. Ricordiamo la raccolta di poesie del dott. Giuseppe Moreali I pchèe d’la mée vciàia (1972) e le poesie di Marisa Ansaloni che hanno ricevuto numerosi riconoscimenti anche a livello nazionale.

Il volume Vocaboli e modi di dire del dialetto di Nonantola. Origine e significati, di quasi 350 pagine e corredato dai disegni di Bruno Saracchi, è strutturato in tre parti. Nella prima, Vocaboli, sono analizzate circa 200 parole; nella seconda, Modi di dire del dialetto di Nonantola, ne vengono esaminati quasi 750 e nella terza, Modi di dire collegati ai nomi dei Santi, sono analizzati un’altra cinquantina, per un totale complessivo di quasi mille voci.

Di ciascuna di queste l’autore ci fornisce il significato, l’origine, i collegamenti storici e le brevi schede sono spesso arricchite con gustosi aneddoti. È una lettura veramente appassionante e divertente che ci trasporta in un recente passato che sta lentamente, ma neppure tanto lentamente, scomparendo.

Per affrontare la lettura di questo volume ci sono diversi modi. Il più tradizionale è quello di iniziare dalla prima pagina e continuare la lettura. Un altro è quello di scorrere l’indice e di cercare il vocabolo o il modo di dire che ci incuriosisce di più. Un altro ancora, ed è quello che personalmente suggerisco, è di aprire il volume e di mettersi a leggere da quel punto in poi.

Questo libro raccoglie solo una parte del lavoro fatto da Nino in oltre vent’anni di appassionata ricerca. Speriamo di potere pubblicare una seconda raccolta, così da evitare che tutto questo patrimonio culturale venga disperso.

Giorgio Malaguti – Presidente Centro Studi Storici Nonantolani

PREMESSA

La nostra lingua locale è un prezioso bene culturale.

In un’epoca in cui giustamente si è riconosciuto il valore dei beni monumentali e ambientali e dei prodotti alimentari tipici, cercando di tutelarli nel modo più incisivo possibile, è necessario che lo stesso avvenga per la nostra parlata. Persino l’unesco ha riconosciuto l’emiliano come lingua in pericolo, meritevole di tutela: questa nostra sontuosa parlata va protetta, valorizzata e rilanciata.

Se Nonantola perdesse la propria lingua locale, sarebbe come se perdesse la meravigliosa Abbazia o se venisse dimenticata la ricetta dei tortellini: un pezzo incommensurabile della nostra storia e della nostra cultura millenaria andrebbe perduto. Andrebbe perduto, inoltre, quel meraviglioso insieme di sensazioni, sonorità, profumi, emozioni che solo la nostra lingua locale ci sa trasmettere.

Il dialetto nonantolano profuma di nebbia, calore, portici e ragù, racchiudendo in sé un modo tutto locale di prendere la vita e di concepire il rapporto con le altre persone.

I nostri dialetti hanno una straordinaria ricchezza ed espressività: tanti sono i modi di dire che trasmettono il concetto senza troppe intermediazioni, raggiungendo direttamente l’interlocutore.

Questo volume aggiunge un tassello alla riscoperta del dialetto nonantolano: viaggia tra le parole e i modi di dire, approfondendone – oltre al significato – il contesto di utilizzo e l’origine.

La prima parte dell’opera è dedicata al lessico: vengono analizzati alcuni tra i termini più autentici del dialetto nonantolano, non solo riferiti alla cultura materiale del mondo agricolo o del lavoro, come spesso accade in altri volumi con tono passatista, ma ad ogni aspetto della vita quotidiana anche del giorno d’oggi.

Ancor più la seconda parte del volume, dedicata ai modi di dire, fornisce un ottimo spunto per chi voglia utilizzare sempre più la nostra lingua locale in ogni situazione, arricchendo il proprio linguaggio con il ricco inventario di similitudini e metafore.

Un altro punto di forza dell’opera di Zoboli è, tuttavia, l’aver attinto il materiale direttamente dai parlanti locali, tramite la ricerca sul campo. Più volte ci si imbatte in raccolte di modi di dire che non sono altro che una riscrittura di quanto già trattato in precedenti volumi, senza un legame diretto col territorio di riferimento: in Vocaboli e modi di dire del dialetto di Nonantola, invece, si trovano espressioni specificamente collegate alla realtà locale, come il bellissimo «l’è tànte brót ch’al fa pòra ai sèt còrp sànt», che fa diretto riferimento ai Santi venerati nell’Abbazia.

Come ogni lingua, anche il modenese, qui nella variante nonantolana, si può imparare senza troppe difficoltà: questo volume può essere un valido strumento per chi voglia iniziare ad apprenderlo, preservandone il lessico e la struttura autentica.

Le pagine che seguono sono fatte apposta per essere lette e rilette, studiate, commentate con gli amici, grazie anche allo stile lineare che ne rende semplice la lettura.

Roberto Serra – Dialettologo

Presentazione dell’autore

Sono nato a Nonantola, dove ho sempre vissuto, in un periodo del xx secolo, 1939, dove si parlava in dialetto sin dalla nascita, perchè il dialetto era la lingua, non una storpiatura dell’italiano, ma la lingua locale che tutti utilizzavano per esprimere qualsiasi concetto.

Ricordo vagamente che in quegli anni esisteva per le scuole un libriccino Dal dialetto all’italiano. Manuale per le scuole elementari e conteneva le norme di apprendimento della Lingua Italiana, che aveva già regole grammaticali ben definite per potere scrivere e trasmettere concetti letterari, atti legali, trattati ecc… Il dialetto no, era lingua orale, anche se da commediografi e poeti dialettali veniva usata pure scritta, seppure con regole grammaticali molto approssimative, prova ne è un bellissimo volume Cinquecento anni di poesia dialettale modenese di Arginelli, Di Genova, Mucchi editore.

In qualche decennio però, con il passaggio da società prettamente agricola a società industriale e dei consumi, con la scuola, la televisione, i mezzi d’informazione, si passò ad un rifiuto, da parte di intellettuali accademici, della nostra lingua dialettale senza tener conto della sua nobile origine, il latino.

E così, non più parlato quotidianamente, si perdeva specialmente da parte delle giovani generazioni quel patrimonio di parole, di modi di dire, di proverbi, di filastrocche che ci tenevano collegati ai nostri avi, alle nostre radici, alla vita quotidiana, a mestieri ed attrezzi di lavoro pre-industriali.

Stimolato da questa situazione, e soprattutto perchè mi sentivo molto legato alle nostre tradizioni, ho cominciato, al momento della pensione, ad interessarmi alla raccolta di quanto stava scomparendo. E proprio per questo penso sia opportuno mettere al corrente il lettore che quanto viene pubblicato non è frutto di una cultura filologica da parte di chi scrive, ma di una curiosità personale nei confronti della lingua che ho usato per le mie prime espressioni, associata alla speranza di salvare qualcosa del nostro dialetto, delle nostre espressioni che, anche volendo essere ottimisti, si deve a malincuore accettare che la sua scomparsa, come lingua parlata, ormai avverrà e in tempi non tanto lontani, ma ogni cosa scritta, seppure possa essere di poco conto, rimarrà a testimonianza del nostro passato, a conferma del noto modo di dire latino Verba volant, scripta manent, le parole volano, gli scritti rimangono.

In questo mio lavoro sono trattate parole dialettali tipiche del territorio nonantolano come pure modi di dire, espressioni familiari quotidiane legate all’aspetto umano, sociale e ambientale, frasi di cultura popolare, contadina, che in poche parole racchiudono sapienza antica: e sono voce sincera dell’animo, sentimenti naturali espressi in modo naturale e che, se detti in italiano, potrebbero perdere tutta o quasi la loro schiettezza, tutte cose che ho raccolto in più di quindici anni di ricerche appassionate e di confronti con diverse persone anziane del nostro paese.

Mi capitava di scrivere su fogli improvvisati o su quanto avevo a portata di mano, poi la curiosità di sapere mi ha spinto a cercare di capire come nascevano parole strane, e il perchè di certi modi di dire, pieni di saggezza, di colore, di verità. Da questo è nata una esposizione complessa che affronta l’etimologia delle parole, ricavata da vocabolari etimologici specializzati, sia del dialetto Modenese che di altre realtà linguistiche, riferimenti letterari e storici, descrizione del mondo e degli strumenti del lavoro contadino.

La mia speranza è sempre stata quella di provocare nel lettore una sensazione di piacere, mista a curiosità nel rivivere parole, episodi di vita ormai tanto lontani dai nostri tempi, dei quali ormai si conserva solamente un vago ricordo nei cassetti della memoria, e l’intenzione è quella di contribuire a far sì che alcune cose delle nostre tradizioni, della nostra cultura atavica non finiscano come un reperto archeologico nella vetrinetta di un museo.

Desidero porgere un ringraziamento particolare al Centro Studi Storici Nonantolani che ha voluto inserire nella collana “Biblioteca” questa mia ricerca sul dialetto di Nonantola, ed in particolare al presidente Giorgio Malaguti per la cura e la perizia prestata nell’impaginazione; al professor Giovanni Maria Sperandini per l’accurata correzione delle bozze; a Bruno Saracchi per i preziosi disegni; a Roberto Serra, dialettologo, per la presentazione; al compianto professor Lino Piccinini che mi ha incoraggiato fin dall’inizio nelle mie ricerche e invitato all’Università Popolare di Rubbiara per diverse lezioni su questi nostri argomenti dialettali che tanto interesse suscitavano fra i partecipanti alle serate; a coloro che mi hanno segnalato parole e modi di dire e fra i tanti: Otello Morselli, Sestilia Ansaloni, Angela Annovi, Italo Pedroni, Ester Cassoli, Luisa Manzini, Anna Piccinini, Ovidio Magnoni, Riccardo Pellati, Marisa Ansaloni, Fiorenzo Borsari, Franco Guerzoni, Ennio Baccolini.

Nino Duilio Zoboli

SOMMARIO

Presentazione  di Giorgio Malaguti – Presidente Centro Studi Storici Nonantolani

Premessa di Roberto Serra – Dialettologo

Presentazione dell’autore

Indicazioni per una corretta lettura delle parole

VOCABOLI : Circa 200 degni di spiegazione

MODI DI DIRE: Un migliaio fra Diretti e richiamati

MODI DI DIRE legati ai Santi

Edizioni Il Fiorino Modena  per  Centro Studi Storici Nonantolani anno: 2021

COLLANA: Biblioteca 76

ISBN: 978-88-7549-934-1

FORMATO: 19 x 26

PAGINE; 342

Contiene centodieci disegni originali di Bruno Saracchi

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