MOsaico nonantolano – Scorci di vita fra guerra, ricostruzione e fine della civiltà contadina

di Dino Ansaloni e Luciano Montanari

PREMESSA

Mio zio, Dino Ansaloni, è nato nel 1930 ed ha trascorso da testimone attivo ed attento tutto l’arco di tempo cha va dalla paure e della miseria della guerra, alla difficile e confusa ripresa economica postbellica fino al fervore artigianale che ha definitivamente soppiantato quella civiltà contadina, fatta di servile subalternità ai grandi proprietari terrieri, vecchia di secoli ed in cui sono cresciuti tante generazioni dei nostri avi. Dai suoi racconti si desumono cinquant’anni di grandi cambiamenti nazionali, nella società e nelle strutture, una rivoluzione delle nostre abitudini con una nuova dimensione della nostra vita, la partecipazione alla politica, le lotte fra mezzadri e proprietari terrieri, l’abbandono dei poderi da parte dei figli dei contadini, una nuova realtà industriale, gli scontri nelle fabbriche e le discriminazioni politiche, l’apertura a tutti di scuole di ogni ordine e grado, la nascita di nuovi quartieri con l’estensione dei centri abitati che hanno ampliato in breve i confini fermi da secoli, le nuove abitazioni dotate di servizi inimmaginabili solo qualche lustro prima, l’insediamento di villaggi artigiani nelle immediate periferie cittadine con la repentina crescita delle loro botteghe trasformate in industria e le nuove fabbriche costruite proprio in quei poderi abbandonati dai padri. E poi i decenni successivi con l’arrivo del benessere, con le auto come beni indispensabili alla famiglia, le autostrade, l’opulenza con lo sfrenato consumismo, la scomparsa dello stesso artigianato per il rifiuto dei figli di proseguire il lavoro inventato dai genitori, l’internazionalizzazione delle relazioni, le partecipazioni finanziarie a scapito di quelle produttive, il trasferimento di unità produttive all’estero e l’avvento delle sempre più frequenti crisi finanziarie foriere di grandi problematiche sociali internazionali, l’ultima delle quali attraversa in questi anni e da cui non siamo ancora usciti, se mai ne usciremo. Una crisi originata dall’avvento di una repentina globalizzazione che ha messo in diretta concorrenza centinaia di milioni di lavoratori europei, garantiti nei loro diritti, con miliardi di lavoratori affamati dei paesi sottosviluppati e che ha contribuito alla perdita dei principi e dei valori tradizionali di solidarietà, soprattutto là dove maggiore era il benessere che si riteneva conquistato per sempre. Si fa sempre più largo nella società la presenza dell’egoismo in contraddizione al fenomeno di un grande ed apprezzabile impegno di tanta gente nel volontariato.

Dino è nato e cresciuto fino alla maggiore età in quella che era la civiltà contadina con le sue miserie di vita quotidiana priva di speranze per il futuro, ma ricca di solidarietà e di valori morali e ne ha conservato un grande ricordo. Si è impegnato fortemente nello studio e sacrificato nel lavoro partecipando con entusiasmo alla ricostruzione del nostro paese e ricevendone certamente anche tanti benefici. Purtroppo, raggiunta l’età della pensione, seppur a malincuore non ha potuto che convincersi delle ragione dei propri figli che da tempo gli avevano fatto capire che non avrebbero continuato quel lavoro che aveva garantito fino ad allora il benessere a tutta la famiglia. Dino si è reso conto che la motivazione addotta dai figli non era poi tanto sbagliata, anzi era corretta perché il mercato aveva stravolto anche quel meraviglioso artigianato che ormai aveva fatto il suo tempo. C’era in atto una nuova trasformazione in cui i prodotti dovevano essere costruiti in serie da imprese industriali e che ad altri, non più agli artigiani, ma ai nuovi lavoratori autonomi a cui non veniva richiesto alcun spirito d’inventiva, spettasse la vendita, la consegna e la soddisfazione di sempre più improbabili richieste di modifiche ed adattamenti. Com’era stato per lui che, con l’abbandono del podere si era opposto al padre nel proseguimento della vita contadina, ora toccava ai figli prendere una decisione sul loro futuro diversa da quella da lui auspicata ed essi hanno scelto di lavorare come tecnici in grandi industrie.

E così Dino a 60 anni, ancora nel pieno della maturità e della sua potenzialità produttiva, ha deciso di cessare l’attività da lui stesso creata per dedicare tutto il suo tempo libero ad una testimonianza tangibile di quei tempi in cui aveva vissuto la gioventù. Ha ricostruito con tanta pazienza, in miniatura e con grande precisione di dettagli, ambienti e strumenti di lavoro fra i quali era cresciuto: le case con i loro poveri mobili, un completo ambiente campestre dove veniva coltivata la canapa e le varie fasi della sua lavorazione fino a quelle domestiche dove spiccano arcolai e telai, un intero sistema per la trebbiatura del grano, i trattori che producono e distribuiscono energia, che trainano aratri e mezzi pesanti ed azionano le macchine che servono all’agricoltura, tutto l’occorrente per la cura delle campagne e la vinificazione, il suo laboratorio di falegnameria e le sartorie, i mulini ad acqua ed i caseifici e tanto altro. Tutte le sue riproduzioni costituiscono un ricco museo in miniatura di quella civiltà contadina.

Non soddisfatto, al termine di questa opera, si è dedicato al sogno cullato da tanto tempo: quello di riprodurre il principale monumento storico del nostro capoluogo, il Duomo con la Ghirlandina e ne è risultato un capolavoro, perfetto in tutti i particolari compresi gli arredi interni.

Con questo libro, che riporta anche tante immagini di quella realtà, ho voluto innanzitutto far conoscere quelle meravigliose riproduzioni e poi, con la narrazione inedita di vari episodi vissuti dallo zio, prima, durante e dopo la guerra, contribuire a ricordare quei decenni importanti nella storia del nostro paese. Ne ho raccolto i ricordi e li ho soppesati e verificati criticamente; l’ho potuto fare perché anch’io ho vissuto quei tempi e li ricordo bene; d’altronde gli anni di differenza fra noi erano solo nove, per giunta scarsi.

Luciano Montanari

Nonantola, 8 maggio 2018

SOMMARIO

PREMESSA..                                                                                                                                                  p.  7

INTRODUZIONE.                                                                                                                                        p. 9

Prima Parte

INFANZIA E ADOLESCENZA. VILLA EMMA E GUERRA

  1. La guerra. 11
  2. Ad Albareto i ricordi della primissima infanzia. 11
  3. La casa a Nonantola in via Rebecchi 16
  4. La famiglia. 19
  5. Gli ebrei di Villa Emma accolti nella nostra casa. 20
  6. Dalla partenza degli ebrei alla Liberazione. 28
  7. La nostra casa si apre a chi fugge dai bombardamenti 28
  8. Il mio quattordicesimo compleanno. 30
  9. I rastrellamenti 33
  10. Il razionamento dei generi di prima necessità e le difficoltà

di approvvigionamento. 35

  1. Le incursioni aeree diurne e notturne. 37
  2. Le incursioni aeree notturne. 40
  3. La disseminazione di mine antiuomo nei campi 41
  4. I tedeschi si sistemano a casa nostra. 43
  5. Il giorno della Liberazione. 45

Seconda Parte

IL PERIODO POSTBELLICO

  1. Finisce la guerra ed iniziano le lotte sociali 47
  2. La decisione di studiare. 52
  3. La ripresa postbellica e le gite popolari 55
  4. Le prime ferie al Lago di Garda. 57

Terza Parte

LO STUDIO E L’ATTIVITÀ  IN PROPRIO

  1. Gli studi serali e l’apprendimento del mestiere. 61
  2. L’abbandono del podere. 63
  3. Il Villaggio Artigiano. 64
  4. Il nuovo laboratorio ed il boom delle vendite. 65

Quarta Parte

IL MUSEO IN MINIATURA DELLA CIVILTÀ CONTADINA

  1. La pensione e le prime riproduzioni 69
  2. La lavorazione della canapa: dalla raccolta alla filatura. 73
  3. La produzione della tela. 78
  4. Gruppo di macchine per la trebbiatura del grano negli anni ‘50. 82
  5. La vendemmia e la vinificazione. 85
  6. Il trattore Super Landini 90
  7. Mezzi operativi di carico e traino. 93

7.1. La evoluzione storica dell’aratro a trazione animale. 93

7.2. Aratri a trazione meccanica del secolo scorso. 100

7.3. Carri per i trasporti pesanti ed ingombranti 101

7.4. Grande biroccio agricolo. 103

7.5. Mezzi di trasporto persone e cose: calessi e baracchine. 103

7.6. Altri rotabili da condurre a mano o trainabili 105

7.7. Carriole ed altri attrezzi minori 109

  1. Ambienti contadini e laboratori 111

8.1. Cucina anni ’30 con camino. 112

8.2. Forno per la cottura di pane, dolci e frutta. 113

8.3. Camera matrimoniale in stile ’700-800. 114

8.4. Il caseificio. 115

8.5. Mulini ad acqua. 118

8.6. Le macchine del fabbro azionate dall’acqua. 121

8.7. Sartoria degli anni ’50. 122

8.8. Arrotino ambulante. 124

8.9. Laboratorio di falegnameria artigiana degli anni ’50. 126

  1. Il Duomo e la sua Torre. 131

9.1. La Ghirlandina. 136

  1. Altri lavori, Mostre e Riconoscimenti 138
  2. Il Circolo Hobbistico Modenese. 141

BIBLIOGRAFIA.. 143

Ed. IL FIORINO – Modena

Formato: 17×24

Pagine: 144

Codice ISBN: 978-88-7549-780-4

Anno: 2018

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