GIUDICARE O CAPIRE

IL GIUDICE GIOVANNI LODI E IL SUO MONDO

 di Giovanni Lodi ed a cura di Antonella Bergamini

Fin dal suo ingresso in magistratura, alla fine degli anni Cinquanta, Giovanni Lodi si è interrogato sul rapporto tra la legge e la giustizia. Dopo più di un ventennio da pretore e pubblico ministero, arriva la decisione di lasciare per sempre la magistratura. Un passo doloroso, per un uomo che aveva vissuto il suo ruolo istituzionale non come il freddo adempimento di un dovere, ma come un’alta responsabilità morale, per la quale valesse la pena di spendere passione e impegno civile.

Dentro questo libro – un po’ saggio, un po’ racconto, un po’ testimonianza – ci sono gli elementi che consentono di avvicinarsi al mondo di Giovanni Lodi, al suo essere giudice e uomo. Se un ritratto biografico è affidato alle parole della moglie Antonella e alle testimonianze di autorevoli Contributori, larga parte dell’opera è costituita dagli scritti letterari, saggistici, umoristici di Giovanni Lodi, che valgono – pur nella varietà degli argomenti e degli stili – a restituire un quadro omogeneo e coerente del pensiero, della sensibilità e delle domande di fondo che hanno attraversato l’intera vita di un uomo che ha voluto guardare “la verità dal di dentro”.

La legge è lo strumento che consente agli orsi di difendersi dai lombrichi secondo regole prestabilite

(G. Lodi)

L’opera, a cura di Antonella Bergamini Lodi, raccoglie gli scritti letterari e saggistici del magistrato Giovanni Lodi, scomparso nel 2007, e ripercorre le tappe essenziali della sua vita di pretore e pubblico magistrato dagli anni ’60 agli anni ’80 attraverso un profilo introduttivo e una ricca appendice di contributi scritti da figure autorevoli del mondo giuridico modenese e bolognese.

Giovanni Lodi (Bologna 1 dicembre 1931-Modena 9 ottobre 2007) è stato un magistrato italiano.

Entrato in magistratura molto giovane, nel 1958, ha ricoperto nel corso della sua carriera il ruolo di pretore e pubblico ministero. Negli anni Settanta si è impegnato, come giudice e cittadino, a sostegno della liberazione del giudice greco Sartzetakis, e fu presente come osservatore in alcuni processi a dissidenti nella Grecia dei Colonnelli. Conobbe, in quegli anni travagliati, Stathis Panagulis e, dopo la sua liberazione, anche il fratello Alessandro. Fu attivo, nello stesso periodo, a sostegno dei rifugiati politici del Cile di Pinochet, dopo la morte di Allende. Nel 1980 fu nominato magistrato in Cassazione. Nello stesso anno, per ragioni complesse che questo volume cerca in parte di ricostruire, scelse di lasciare la magistratura. Si dedicò, negli anni che seguirono, agli studi letterari che aveva coltivato fin da ragazzo. Ne sortirono sia opere d’invenzione (Stendhal e Richelieu – Amicizie immaginarie; Il capitano, il fiume, gli uomini – Storie del Finale di Modena) sia numerosi contributi critici, qui riproposti, su personalità che gli furono care: Stendhal, Vieusseux, Verri, Galileo, saggi che furono pubblicati negli Atti dell’Accademia Nazionale di Scienze, Lettere e Arti di Modena, di cui era stato nominato socio corrispondente. Uomo di cultura e di spirito, si interrogò per tutta la vita – da magistrato e da uomo – sui temi della giustizia, della verità e del rispetto per la dignità umana.

 

Formato: 23×16,5 / Pagine: 612 / Copertina cartonata / ISBN: 9788864622149

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