DA CASTROFRANCO A FORTE URBANO: UNA FORTEZZA DI CONFINE
di Giovanni Maria Sperandini
Introduzione di Massimo Valerio Manfredi
Presentazione
Gli studiosi locali sono una piccola ma agguerrita oste di investigatori scrupolosi e determinati animati da due principali motivazioni: L’attaccamento alle proprie radici che li spinge ad occuparsi delle vicende del luogo in cui sono nati e la curiosità che li vota alla lettura ed all’esegesi di testi spesso rari o trascurati. E’ grazie a loro che la Grande Storia s’irradia non solo lungo le grandi arterie delle fonti maestre, ma anche lungo i piccoli capillari che raggiungono le più periferiche a volte remote propaggini della vicenda umana. Lo Sperandini è uno di questi uomini e la sua ricerca sulle origini e lo sviluppo stentato del gracile insediamento castelfranchese fra 1226 e il 1228 si legge con grande interesse e profitto.
Il nostro comune è oggi quasi un ipertrofico satellite di due città di un tempo acerrime nemiche, Modena e Bologna, e ne rispecchia nella sua popolazione la condizione mediana, ma fu innalzato e fortificato dalla Bologna guelfa contro Modena ghibellina.
Ah, serva Italia di dolore ostello
Piangeva l’Alighieri che di questo tipo di lotte fratricide sarebbe stato di lì a poco vittima illustrissima; ma la sua voce, come tutte le voci profetiche, sarebbe rimasta inascoltata.
E’ così Castelfranco, ci dice lo Sperandini, continuò la sua vita stentata di villaggio con poche casupole di legno e paglia abitato da poveri contadini nullatenenti e comunque vessato ben presto da gravose corvées di prestazioni gratuite d’opera e da tutti gli svantaggi di un avamposto di confine.
La storia di Sperandini è una ricostruzione puntuale e scrupolosa, ma il tempo stesso vivace, di una pagina di storia locale che comunque si inserisce a pieno titolo nei grandi sommovimenti che interessano la nostra regione.
Valeri Massimo Manfredi
Lascia un Commento
Vuoi partecipare alla discussione?Fornisci il tuo contributo!